“ Quando un francese cerca di esprimere, com’egli può meglio, le sue idee, vedere un po’ quanta abbondanza e varietà di modi egli trova in quella sua lingua Immaginatevi, invece, un italiano, non toscano, che scriva in una lingua la quale egli non ha quasi mai parlato, e che (se pure egli è nato nel paese privilegiato) scrive in una lingua parlata da un picciol numero d’abitanti d’Italia manca intieramente a questo povero scrittore il sentimento, per così dire, di comunione col suo lettore, la certezza di maneggiare uno strumento egualmente noto ad entrambi Poiché, in tal caso, che cosa significa la parola italiano? Secondo gli uni, quanto si trova registrato nella Crusca, secondo altri quello ch’è compreso in tutta l’Italia o dalle classi colte…“. In a letter of 3 November 1821 to Claude Fauriel, Manzoni observed: Manz.B.III, manuscript with the second draft of the novel (“Gli sposi promessi”).Īt that time, Manzoni had not effectively dealt with the national language issue: this version of the book (that remained unpublished until 1915, when was published by Giuseppe Lesca with the title Gli sposi promessi ) was a mixture of literary language, dialects, latinisms and even foreign languages.
0 Comments
Leave a Reply. |